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Marcia Theóphilo
"Kupahúba"
Alpignano - Tallone Editore - 2000
mm. 230 x 365
Collezione Privata
L'alternarsi di due vocali genera suoni aspri, cupi e aspirati;nel loro ripetersi diventano canto, lamento, invocazione: kupahúba, kupahúba, kupahúba.Il suono si muta in linguaggio. Kupahúba è un albero. Un albero simbolo di sacralità profonda, antica, atavica. E' segno di una cultura tradita e violata, vittima designata in sacrificio alla "civiltà". Così, in terra brasiliana, sulla quiete di un villaggio… di tanti villaggi, protetti da una foresta, amica e madre, si abbatte la "civiltà". Il bruno dei secolari tronchi, il cupo verde con le foglie intrise di luce solare, sono i colori sui quali incombe il rosso del fuoco e il nero che diventa il segno del nulla. Su tanto dramma emerge il pianto di una giovane donna, le cui lacrime sono ormai di sasso, in una metamorfosi che le ha trasformate in preziose iridescenze d'opale, simbolo di chi confida nella propria preghiera rivolta allo spirito della Vita.
M. Guilla
Legatura da collezione.
Splendida composizione realizzata con le tecniche dell'intarsio e della discreta incisione pirografica. Magistrale l'uso della pelle "Oasis" in ben sette colori diversi, della pelle di montone nera con aggiunta di dischetti in legno pregiato marrone per l'ornamento al volto indio femminile. Bande multicolori di altezza variabile corrono in onde parallele i campi dei due piatti riportando all'evidente simbologia dell'anima della foresta amazzonica. Campeggia al piatto superiore la soavità della giovane india alla quale la lacrima, materializzata nell'evanescenza dell'opale, conferisce all'innocenza del sogno la struggente malinconia dei Cantos di Marcia Theóphilo. Interni e fogli di guardia incarta a mano fantasia, capitelli bicolori cuciti a mano. Camicia in mezza pelle verde con titoli al dorso. Custodia cartonata ricoperta di carta fantasia.
Con la collaborazione di Mario Guilla
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